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Lo dice la mano - una storia vera.

 Il viaggio sul treno che parte da Torino Porta Nuova alle 7 e giunge a Milano Centrale alle 8 è il simbolo della precisione della mia trasformazione. In un’ora esatta la mia personalità cambia e si adatta: a Torino sono in modalità mestamente rassegnata, appena valicato il confine con la Lombardia attivo l’opzione Sopravvivenza. Milano è ottimista, ma di un ottimismo derivante dalla stessa industriale disperazione torinese, rielaborata in chiave statunitense. L’ape dopo il lavoro a Torino non te lo fai: ecco perché hai la stessa flemma in uscita di quando timbri l’entrata. A Milano cammino veloce, rido di più, sorseggio Barolo in allegria. La città all’inizio sembra inospitale per un forestiero: a Torino sei abituato alle finte carinerie, al cioccolatino servito insieme al caffè, al buongiorno allegro di un barista che (ne sei consapevole) vorrebbe fare tutto fuorché il tuo caffè.  Milano è più schietta e pragmatica: ti schiaffano la tazzina sul piattino e devi anche muoverti a liber

La simmetria dei desideri, recensione

La simmetria dei desideri è uno dei migliori romanzi che io abbia mai letto: un libro che parla d'amicizia, d'amore, di vita e di morte, e che analizza con precisa profondità ciascuno di questi temi. L'amicizia tra i quattro protagonisti è la ragione d'essere del libro, presentato come un manoscritto ancora in stesura. Questi sono paragonati ai quattro elementi, così incontriamo: Il dongiovanni Churchill, l'avvocato/fuoco che ammalia tutti con le proprie parole;  Il pubblicitario/aria Ofir, che teme la potenza delle proprie parole e le abbandonerà per dare un senso più profondo alla propria vita - sospinto dal vento della scoperta;  Il venditore/Terra Amichai, che basa la propria vita sul valore della fedeltà e resterà sempre sempre il punto fermo del gruppo; Il traduttore/aria Yuval, il nostro scrittore che, comunicando attraverso i propri silenzi, funge da collante.  In questo romanzo d'amicizia, ognuno ha un ruolo: l'unico a non aver consapevolezza del pr

Questa è l’acqua. Recensione del racconto “Solomon Silverfish” di David Foster Wallace.

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Credo che la confusione definisca l’andamento della nostra vita molto più di quanto non riescano a fare le certezze. Quando ho letto il primo racconto della raccolta di Questa è l’acqua di David Foster Wallace, che mi è stata prestata e che non restituirò mai perché sono Pennamalefica pur sempre per un motivo,  tuttavia, ho percepito di aver acquisito una certezza per me determinate.  Nel film Midnight in Paris di Woody Allen il personaggio di Hemingway pronuncia una battuta memorabile : “ Hai mai fatto l'amore con una vera meraviglia di donna? […] E quando fai l'amore con lei, senti una vera e bellissima passione che almeno per quel momento dimentichi la paura della morte? […] Io penso che l'amore vero, autentico, crei una tregua dalla morte; la vigliaccheria deriva dal non amare o dall'amare male, che è la stessa cosa, e quando un uomo vero e coraggioso guarda la morte dritta in faccia come certi cacciatori di rinoceronti o come Belmonte che è davvero coraggioso, è

Il lamento di PenguinNoy.

  Lo scrittore, lo sciroppo e le pietre.   Apro il mio nuovo documento, Vuoto 50. Ciò significa che ho scritto 49 documenti senza rinominarli prima di questo, dimenticando il contenuto di ciascuno.  Il contenuto è davvero importante, così tanto che dovrebbero incriminare l’assenza di contenuto nelle persone. Ancora di più, dovrebbero incriminare le persone che credono che qualcuno possa non avere un contenuto (mettetemi in manette, ma rosa). È vero che tutti abbiamo un contenuto: un contenuto doloroso, nascosto, chiacchierone, vitale, spento. Un contenuto pesante, a volte. Può essere alla crema, alla cioccolata, alla medicina amara. Se penso al mio contenuto, penso allo sciroppo d’acero, perché dopo qualche forchettata provoco nausea. All’inizio sono entusiasmante, poi il sapore è troppo forte e dolce e ti viene da allontanare il piatto.  A proposito di contenuti, lo  scrittore ha la funzione di scriverli: il mio ripieno rende bene solo su carta. Il mio vero contenuto, non mediato d

E tanti saluti a quegli stupidi colori pastello!

"E tanti saluti a quegli stupidi colori pastello!" è il titolo di questo racconto, il cui protagonista è immaturo, egoista e spietato - soprattutto nei confronti di se stesso. Inutile dirlo: è il mio personaggio preferito.  La parola funambolo ha due significati: indica una persona capace di camminare su un filo sospeso, in senso figurato una persona in grado di destreggiarsi bene tra le difficoltà della vita.  Io sono un funambolo figurato ma spesso, ad occhi chiusi, divento un vero funambolo. Sogno di camminare sulla città più affascinante di tutte, che è la mia, attraversandola dall’alto senza mai toccare l’asfalto. Non ho le vertigini, non ho paura di cadere. Mi sento solo… leggero.  Credo che i funamboli veri - non quelli figurati - non possano avere retropensieri , sul filo.  Sul filo sei solo tu con il tuo corpo, non puoi portarti i pensieri. Ultimamente sto avendo qualche problema con i retropensieri. I retropensieri sono quelle turpi giustificazioni delle nostre azio

Racconto di quella volta in cui Mario ed io organizzammo una sfida di scrittura a due incentrata su un funerale e alla fine vinsi io.

  Per il concorso (immaginario) “Nuove voci di Bubbio” Il parquet in rovere della veranda. Un testo di Carlotta Di Cretico Mio zio è un omone burbero, barbuto, taciturno. Si comporta da marito inerme, limitandosi a consolare la sorella di mia madre che piange affannosamente mentre racconta di come è successo agli ennesimi parenti alla lontana. Gli uomini non sanno consolare, quando provano a farlo finiscono sempre per tacere. Quando ero adolescente mi commuovevo durante la scena di La verità è che non gli piaci abbastanza, in cui Ben Affleck lava i piatti di Jennifer Aniston dopo l’infarto del padre, a differenza dei mariti delle sorelle che guardavano la partita.   Ben Affleck e Jennifer Aniston non stavano insieme in quel momento, ma lui lasciava la propria vita per andare a lavare i piatti della sua ex, che in effetti non aveva occhi che per lui – era pur sempre Ben Affleck. Ora mi guardo intorno e vedo solo uomini incapaci di consolare, nessun Ben Affleck all’orizzonte: la vita

La pioggia

La pioggia mi piace, come a tutti i romantici. D’estate mi piace stare semplicemente in contemplazione, ascoltando il rumore dei tumulti divini. Quando i tuoni erano forti, la nonna diceva, in un dialetto che non so trascrivere, “sono il diavolo e la diavola che stanno litigando”, dando alla me bambina un’immagine succosa da colorare. Immaginavo i forconi di questi giganti con le corna che si scontravano in contesti e scenari normalissimi. Immaginavo che i diavoli non fossero relegati all’inferno, ma abitassero i bellissimi appartamenti signorili nel centro di Torino. I Diavoli - il diavolo e la diavola- lavoravano nell’amministrazione infernale locale. Lei si occupava di gestione delle risorse umane (smistava i malcapitati destinati all’inferno), lui gestiva la pianificazione urbanistica (per questo era un po’ frustrato: il suo lavoro doveva essere una vera noia mortale). Immaginavo che fosse normale optare per un diluvio, perché tutti sapessero che era meglio stare alla larga dal D