Il Piccolo Lord, Charles Dickens e perché i buoni romanzi per l’infanzia andrebbero riletti da adulti.

Alcuni romanzi sono in grado di trasmettere grandi emozioni a lettori di tutte le età, si pensi ad esempio al fenomeno straordinario del Piccolo Principe, il simbolo dei racconti per ragazzi che non si limitano all’avere una funzione meramente ludica ma mirano all’immediata trasmissione di valori, insegnamenti e principi etici. 

Uno dei libri per l’infanzia che preferisco in assoluto è Il Piccolo Lord, romanzo di Frances Hodgson Burnett. Molte caratteristiche di questo romanzo sono riconducibili alle opere di Dickens, di cui emerge evidentemente l’influenza fra le righe. I temi (dalla povertà all’abbandono, dalla cattiva distribuzione delle risorse all’interno della società alla generale inerzia delle istituzioni in temi di diritti dei minori con romanzi come Oliver Twist di Dickens e La Piccola Principessa di Burnett), il fine di interessare educando (e nel caso di Dickens anche ironizzando), la pubblicazione a puntate (che a quei tempi garantiva un grande interesse da parte del pubblico), lo stile semplice e immediato con un linguaggio ricercato e selezionato accuratamente per l’infanzia (seppur dei bambini del secolo scorso) e la trama dal lieto fine (protagonisti sfortunati ma ammirevoli condannati ad una vita misera che infine tuttavia riescono a riscattarsi) sono sicuramente caratteristiche in comune dei due autori. Sono convinta che il successo che la migliore narrativa di questo tipo riscuote ancora oggi sia in gran parte dovuto all’ultimo punto, la trama: all’affidare a personaggi sfortunati grandi doti umanitarie in grado di renderli esempi per i lettori. E’ proprio questo il motivo per cui abbiamo bisogno di recuperare questi romanzi: il protagonista contemporaneo e negativo, quello in cui tutti possiamo immedesimarci perché siamo umani ed è giusto (e quasi lodevole) avere difetti perché questo ci rende speciali, a volte annoia. A volte non vogliamo essere rispecchiati da un romanzo, a volte vogliamo esserne ispirati.

Il Piccolo Lord Fauntleroy mi ha ispirata perché credo che al giorno d’oggi ognuno abbia una grande necessità di tornare a credere che qualità come la gentilezza, la compassione e il disinteresse esistano ancora, partendo dall’immaginarsi le manine paffute di un bambino di sette anni, e non dai tormenti di un quarantenne che non riesce a smettere di fumare o dai patimenti di una famiglia di contadini siciliani ridotta in miseria. Abbiamo bisogno dei romantici e degli scapestrati, dei tormenti interiori e delle tragedie familiari ma anche di riscoprire la pura innocenza, che spesso si perde e dimentica rispetto ai drammi dell’eroe novecentesco.

Ecco spiegato il motivo per cui simili romanzi, semplici e genuini quasi fossero scritti senza olio di palma, sono piccole isole di tranquillità nell’oceano della letteratura odierna del personaggio che delude: i piccoli dei grandi romanzi non ci deluderanno mai.


Commenti

  1. Ho letto il libro e poi mi sono trovato pienamente d'accordo con la tua recensione. Bisognerebbe proporre la lettura non solo ai piccoli ma anche ai grandi. Continua cosi!

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  2. Complimenti, commento molto accurato e profondo, mi è piaciuta soprattutto la parte centrale

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