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Visualizzazione dei post da aprile, 2020

Mi sono inventata un gioco su Instagram: voi mi mandate tre parole, io creo per voi dei racconti personalizzati per tenervi compagnia durante la quarantena. Ecco il settimo, per Sandro.

Le luci di Tokyo gli ballavano negli occhi, la capitale del Giappone era l’ennesima meta dei suoi viaggi d’affari, diversa da ogni altra città che aveva già visto. I colleghi della sede principale della sua azienda lo avevano invitato al karaoke: per tradizione i traguardi si festeggiavano così e Roberto aveva chiuso un contratto da sei milioni grazie al carisma da guaglione e alla sua conoscenza perfetta del giapponese. Dopo il karaoke cui si limitò ad assistere con un sorriso stampato in faccia senza realmente divertirsi, raggiunse con i compari l’Oriental Lounge, un pub esclusivo in cui un drink ti costa quanto una cena ma da cui vedi tutta la città. Non sapeva per quanto sarebbe rimasto, saltava da una sede all’altra dell’azienda con l’agilità di una cavalletta, travolto dalla frenesia delle sue ambizioni. Mentre guardava la città pensava che non si sarebbe mai fermato, che il suo volere sempre di più lo avrebbe portato a vagare senza meta per sempre. Con un Bourbon in mano si god

Mi sono inventata un gioco su Instagram: voi mi mandate tre parole, io creo per voi dei racconti personalizzati per tenervi compagnia durante la quarantena. Ecco il sesto, per Riccardo.

Tom era riuscito a prendersi un giorno libero dopo più di tre mesi di lavoro nel pub che lo aveva assunto. Sottopagato, sfruttato e veloce ad apprendere, come la maggior parte dei ventenni di questo secolo, era riuscito a farsi benvolere da tutti al pub e la faccia italiana gli aveva procurato un discreto successo tra le ragazze del posto. Il piccolo paradiso di Port Douglas era perfetto per le immersioni e Tom aveva deciso di trasferirsi in Australia per fare fortuna e godere delle bellezze naturali del luogo. Mentre percorreva la costa sulla Jeep che aveva noleggiato, pensava di aver fatto la scelta giusta. Si fermò in un punto dal quale era possibile ammirare l’acqua cristallina in tutto il suo splendore ma anche fotografare le alture dell’entroterra e inviò una foto ai suoi amici lontani, scrivendo in didascalia “alla faccia di chi lavora”. La verità è che aveva nostalgia del piccolo paesino della Sardegna da cui proveniva e gli mancavano il ritmo dell’accento del posto, il pane

Mi sono inventata un gioco su Instagram: voi mi mandate tre parole, io creo per voi dei racconti personalizzati per tenervi compagnia durante la quarantena. Ecco il quinto, per Elisabetta.

Cara Gaia, Come le rondini arrivano sempre in primavera, così tu parti sempre, alla disperata ricerca di un nido che non trovi mai. La parte di vita che preferisci è proprio quella dei viaggi ma nessuna delle destinazioni è mai stata un nido adeguato per te, forse perché non cerchi un luogo per costruirlo ma una persona da chiamare “casa” durante i cicloni della vita. Questo tuo desiderio nasce da un ricordo lontano, dalle caramelle all’anice che succhiavi quando avevi cinque anni e passeggiavamo sulla spiaggia con i tuoi genitori e la tua famiglia era ancora intatta. Le onde si infrangevano sugli scogli lente e ignare dell’alta marea che stava per agitarle. Il divorzio dei tuoi fu la fine della tua felicità: niente più mare, niente più anice. Avvocati, liti, dovevamo stare una settimana qui e una settimana lì, dovevamo fare i compiti sui treni. Alle rondini non piace il freddo e se ne vanno, come hai fatto tu appena maggiorenne. Sveglia, attenta e indipendente, ti sei costruita

Mi sono inventata un gioco su Instagram: voi mi mandate tre parole, io creo per voi dei racconti personalizzati per tenervi compagnia durante la quarantena. Ecco il quarto, per Martina.

Silvia riusciva a sentire l’arrivo di un temporale ben prima di uscire di casa o guardare il meteo: qualcosa dentro di lei diventava elettrico come l’aria calma che precede la tempesta. Di solito, quando dal mattino diventava elettrica, Silvia si recava all’orto botanico di Torino, che nonostante avesse dimensioni discrete era di quel verde felce intenso che con un cielo grigio sopra era bello e suggestivo da vedere anche fuori stagione. Oltrepassava il cancello principale sfoderando il suo abbonamento davanti alle espressioni perplesse delle due impiegate, che si chiedevano perché qualcuno dovesse gironzolare per il piccolo sentiero osservando le piante con curiosità senza mai leggere il loro nome prima di un temporale. Una delle due impiegate alzava gli occhi al cielo ogni volta che Silvia si avvicinava al bancone ma Silvia non se ne curava. Il suo cuore custodiva avidamente un sogno segreto, quello di vivere in una casa tutta sua, un po’ silenziosa ma piena di vita, che fosse com

Mi sono inventata un gioco su Instagram: voi mi mandate tre parole, io creo dei racconti personalizzati per tenervi compagnia durante la quarantena. Ecco il terzo, per Mario.

Enrico fumava lentamente, godendosi il catrame dalla prima nota all’ultima. Guardava la città dal minuscolo balcone di un QuintoPianoSenzaAscensoreMaConVistaSpettacolare, come era stato definito dall’agente immobiliare quel buco. In sottofondo  Hiromi Uehara riempiva il bilocale con il suo jazz che voleva essere allegro ma che inevitabilmente falliva nel suo intento e sembrava un po’ triste, filtrato male dai sentimenti malinconici di chi lo ascoltava. Le auto dall’altro lato della strada scorrevano di sotto con la flemma delle sei di una sera di agosto: il resto della città era vuoto ma non il quartiere che stava guardando Enrico, il quartiere di chi non si ferma per le ferie. Le tende colorate dei banchi del mercato da questo lato della strada, invece, strappavano la folla dal tempo, relegandola allo spazio che dalla Chiesa forse più povera del mondo raggiungeva l’ufficio postale forse più affollato del mondo. I bambini correvano come se fossero in un campo di calcio, evitando le pe

Mi sono inventata un gioco su Instagram: voi mi mandate tre parole, io creo dei racconti personalizzati per tenervi compagnia durante la quarantena. Ecco il secondo, per Sara.

Nino cammina che sembra un uomo, con le scarpette di gomma dura William James diceva che non si sa perché si è felici, si è felici quando si canta. Sara  canta De Gregori sorridendo e quando lo fa sorridono anche gli altri. Suona il suo piano e per un po’ il suo continuo pensare si ferma, la musica che da lei nasce e con lei cresce resta sospesa nell’universo e le sembra che si disperda ma in realtà arriva alle persone: a volte resta, a volte sfugge e in definitiva non importa granché. Lei suona solo per amore e poiché quell’amore travolge ogni cosa, quando canta trema un po’. Ma Nino non avere paura di tirare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore Cantare significa nascere di nuovo e tutte le delusioni e paure se ne vanno per un po’. Celebrare la vita attraverso la musica non è uno scopo per lei ma una conseguenza naturale del suo stare al mondo poiché certi bambini manifestano la musica dal primo vagito, come nel suo caso. Piangeva

Mi sono inventata un gioco su Instagram: voi mi mandate tre parole, io creo per voi dei racconti personalizzati per tenervi compagnia durante la quarantena. Ecco il primo, per Adele.

Torta di ricotta, miele e noci. Sophie disponeva sul tavolo gli ingredienti come un bambino dispone i soldatini quando gioca a fare la guerra, allineandoli precisamente e con le giuste distanze. Farina, ricotta, miele, latte, uova, noci, lievito per dolci. Fare dolci è un’attività interessante: la diligenza della ricetta e la creatività richiesta da decorazione e impiattamento non si escludono a vicenda ma coesistono meravigliosamente. Sophie cucinava con la stessa attenta premura che destinava agli altri, la sua gentilezza innata e la passione che incanalava nelle sue ricette rendevano la sua cucina un riflesso della sua persona. Con le fossette sempre accentuate da un sorriso e un ciuffo di capelli che, sfuggito alla molletta azzurra, cadeva sulla fronte, frullava e mescolava con attenzione, incurvando le sopracciglia e pizzicandosi la lingua  con le labbra quando doveva fare lavori di precisione. Dopo aver tritato le noci ed assemblato gli ingredienti fino ad ottenere un im