Mi sono inventata un gioco su Instagram: voi mi mandate tre parole, io creo per voi dei racconti personalizzati per tenervi compagnia durante la quarantena. Ecco il primo, per Adele.

Torta di ricotta, miele e noci.
Sophie disponeva sul tavolo gli ingredienti come un bambino dispone i soldatini quando gioca a fare la guerra, allineandoli precisamente e con le giuste distanze.
Farina, ricotta, miele, latte, uova, noci, lievito per dolci.
Fare dolci è un’attività interessante: la diligenza della ricetta e la creatività richiesta da decorazione e impiattamento non si escludono a vicenda ma coesistono meravigliosamente. Sophie cucinava con la stessa attenta premura che destinava agli altri, la sua gentilezza innata e la passione che incanalava nelle sue ricette rendevano la sua cucina un riflesso della sua persona. Con le fossette sempre accentuate da un sorriso e un ciuffo di capelli che, sfuggito alla molletta azzurra, cadeva sulla fronte, frullava e mescolava con attenzione, incurvando le sopracciglia e pizzicandosi la lingua  con le labbra quando doveva fare lavori di precisione.
Dopo aver tritato le noci ed assemblato gli ingredienti fino ad ottenere un impasto omogeneo, imburrare una teglia e  informare a 180’ per 35 minuti circa.
Mentre aspettava che il forno contribuisse al risultato finale, appoggiandosi al piano di lavoro con i gomiti scoperti, sfogliava le foto dei piatti che aveva servito. Oltre a fotografare le portate, alcune volte immortalava le reazioni ai primi assaggi dei clienti e spesso questi si dicevano disposti a farsi appendere sul muro della felicità che aveva creato nella locanda. Si meravigliava sempre di come le sue ricette donassero alle persone un’espressione felice e questo per lei era lo scopo di tutto: le guance piene, i palati premiati e le espressioni estasiate. L’allegro vociare dei clienti riempiva la sua cucina ed il suo cuore e le faceva tornare in mente la soddisfazione dei suoi quando assaggiavano le creazioni di quella ragazza sempre allegra con un mestolo in mano. Ne aveva fatta di strada dalla prima insicura teglia di pizza che aveva sfornato.
Mentre Sophie guardava le foto, Marco si infilò nuovamente nella sua cucina per addentare qualcosa e fu costretta a distogliersi da quei pensieri felici per scacciarlo con ironia ed impedirgli di sottrarre i pasti ai clienti.  «Ricorda le regole, la cucina è mia e la sala è tua!» Prima di essere sbattuto fuori, il ragazzo affamato le stampò un bacio in fronte e si dileguò con un saluto militare, gli occhi sempre sorridenti.
Si erano conosciuti in un bar, lui faceva colazione al banco e lei si prendeva un caffè dopo aver consegnato le torte che avrebbero servito durante la giornata.
Marco chiese una fetta di torta al limone, alla prima forchettata non riuscì a contenere l’entusiasmo e con la bocca piena e fare teatrale sottolineò la bontà del dolce, guardandola negli occhi con ironica gratitudine. Le chiese di sposarlo e continuò a farlo per tre anni finché lei, scoppiando a ridere, dopo numerosi rifiuti cui lui reagiva fingendo di morire in modi sempre differenti, disse di sì.
Dopo la prova stecchino, far raffreddare la torta e cospargere con zucchero a velo.

Questo storia d’amore è per Adele, che rende felci i palati di Roses and Tea, luogo dell’amore per eccellenza.
Carlotta Di Cretico.

Commenti

Post popolari in questo blog

Questa è l’acqua. Recensione del racconto “Solomon Silverfish” di David Foster Wallace.

Il Piccolo Lord, Charles Dickens e perché i buoni romanzi per l’infanzia andrebbero riletti da adulti.

Lo dice la mano - una storia vera.