Mi sono inventata un gioco su Instagram: voi mi mandate tre parole, io creo per voi dei racconti personalizzati per tenervi compagnia durante la quarantena. Ecco il quinto, per Elisabetta.

Cara Gaia,
Come le rondini arrivano sempre in primavera, così tu parti sempre, alla disperata ricerca di un nido che non trovi mai. La parte di vita che preferisci è proprio quella dei viaggi ma nessuna delle destinazioni è mai stata un nido adeguato per te, forse perché non cerchi un luogo per costruirlo ma una persona da chiamare “casa” durante i cicloni della vita.
Questo tuo desiderio nasce da un ricordo lontano, dalle caramelle all’anice che succhiavi quando avevi cinque anni e passeggiavamo sulla spiaggia con i tuoi genitori e la tua famiglia era ancora intatta. Le onde si infrangevano sugli scogli lente e ignare dell’alta marea che stava per agitarle. Il divorzio dei tuoi fu la fine della tua felicità: niente più mare, niente più anice. Avvocati, liti, dovevamo stare una settimana qui e una settimana lì, dovevamo fare i compiti sui treni.
Alle rondini non piace il freddo e se ne vanno, come hai fatto tu appena maggiorenne. Sveglia, attenta e indipendente, ti sei costruita una carriera da sola, con le tue forze, con le tue dita affusolate e con i tuoi polsi sottili. Volevi costruire qualcosa di concreto, tutto ciò che avevi ottenuto sudando non ti bastava perché volevi che, una volta tanto, qualcuno ti regalasse qualcosa. Volevi tornare al mare e comprare le caramelle all’anice per mangiarle sulla spiaggia, volevi ricostruire ciò che si era rotto. Piangendo con un barattolo di Nutella in mano e la tua amica a distrarti, ti sei ricomposta dopo ogni delusione, legando i capelli in una coda alta e rimettendoti in viaggio, il mento alzato e la camicia stirata e profumata come ogni cosa che hai posseduto e trattato con la stessa cura che si riserva a un sentimento, con la stessa cura che avresti voluto fosse riservata a te. A volte non è bastato il tuo impegno e ti sei sentita ingenua, ti sei sentita tradita e ferita e ti è sembrato che il tuo nido scappasse da te.
Te lo vogliamo ricordare perché siamo stanche e consumate per il lungo viaggio: il nido che cerchi sei tu. Fermati e accogliti, Gaia, trattati con cura.
                                                                                                                                        Con affetto, le tue scarpe.

Alla mia migliore amica Elisabetta: ho scritto di te con tutta me stessa,  sei il mio cuore.
Carlotta Di Cretico.

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