La lingua geniale, lo Stile un po' meno.

Pare che La lingua geniale, 9 ragioni per amare il Greco di Andrea Marcolongo sia stato per un po' in cima alle classifiche grazie soprattutto all'entusiasmo di classicisti, ex classicisti e quasi classicisti.
All'interno di questa nicchia di sopravvissuti alla scientificità e al tecnicismo richiesto al giorno d'oggi, però, non riusciamo ad individuare con precisione il target a cui il libro è rivolto: sarà sicuramente apprezzato da quasi classicisti e ginnasiali al primo approccio con la lingua classica per eccellenza e da ex classicisti in vena di sentimentalismi ma non può essere apprezzato appieno da chi è specialista, professore o studente universitario o colto liceale (badate, non ginnasiale!) in quanto le nozioni basilari sono costellate da tratti adolescenti della penna.
Il primo punto a favore della mia tesi è l'utilizzo eccessivo di frasi poetiche fuori contesto: nella spiegazione sull'aspetto verbale, ad esempio, una climax da romanzo rosa sfocia in una massima pseudo socratica: "Proviamo a vedere, per poi sapere. Proviamo a capire l'aspetto, per poi dire. Perché il tempo è senza parole, ma l'aspetto no. Le parole si trovano, si devono trovare sempre". No, non avete scartato un Bacio Perugina, siete solo nel bel mezzo della spiegazione di un argomento importantissimo della grammatica.
La seconda caratteristica adolescenziale dello stile riguarda la costante presenza di riferimenti autobiografici secondo me troppo, troppo presente. Quello che per nobili scopi e interessante contenuto potrebbe essere un saggio meritevole di nota si trasforma così in un "raccontino" sulla lingua Greca farcito di frasi ad effetto alla DiscorsiDiRobertoSavianoAdAmici e aneddoti comuni (e perciò poco interessanti) tratti dalla vita dell'autrice.
Nonostante queste due perplessità (che pare tormentino solo me) restano fermi i punti di forza: lo scopo nobile di rianimazione (almeno negli animi) della lingua morta a mio dire più viva di tutte, gli studi etimologici ed i riquadri storici interessantissimi e ben definiti, la semplicità nell'esposizione di concetti grammaticali complessi e la PERFETTA scelta del lessico (non potrebbe essere altrimenti visto il cv della Prof).
Insomma, non mi unirò ai lanciatori di riso e confetti per questa pubblicazione o ai cori da pub, non farò libagioni e non ringrazierò Atena, ma nemmeno condanno del tutto un'opera dai numerosi punti di forza, che comunque consiglio ad un pubblico giovane (dai 12 ai 16 anni e dai 40 ai 45 per le crisi nostalgiche di mezza età).

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