Butterfiles and Hurricanes. Racconti a tempo di musica (la tua).

“Dovete mordere la vita, dare il cento per cento, farvi sentire, altrimenti il tempo vi schiaccerà. Lasciate il segno. Siate memorabili. Il vostro momento è ora.”
Michele giocava a The Last of us mentre sentiva uscire dalla radio i discorsi da fesso dell’ennesimo OspiteMotivatoreLifeCoachDaQuattroSoldi che aveva avuto successo sui social per aver postato il video di uno scherzo fasullo. Era profondamente ingiusto che quel maledetto algoritmo governasse le sorti degli uomini come un dio ingiusto che distribuiva la fortuna a seconda della tendenza e non secondo giustizia. Potevi diventare una star, una celebrità, come voleva fare il cantante dei Finley, per aver mollato tua moglie in diretta, potevi essere idolatrato come un imperatore se il tuo matrimonio faceva milioni di impression e il tuo marmocchio era più bello degli altri e vomitava sui bavaglini Versace anziché su quelli OVS, potevi essere un guru senza aver concluso nulla nella vita se postavi la storia giusta sullo yacht giusto. Eppure in quindici secondi non potevi salvare te stesso dall’oblio. Michele sentiva che #goodvibesonly aveva rovinato la sua vita. In una gigantesca piazza social non c’era posto per i mediocri antisocial e Michele, che non le aveva mai mostrate volentieri, sentiva crescere sulle spalle il peso della commercializzazione delle emozioni cui stava assistendo. Non poteva dimostrare qualcosa in quindici secondi, non ci era mai riuscito neanche in ventisei anni. Le persone erano a portata di pollice, ma erano difficili da raggiungere. Come faceva, se non aveva #goodvibes? Doveva essere il meglio che poteva essere, doveva mordere la vita, cambiare ciò che era, dil suo tempo era ora. Lo aveva detto il coglione in radio, lo aveva detto solo per lui, che nessuno si ascoltava più la radio oltre a lui. Come poteva farsi sentire, Michele, se non aveva molto da dire? Farfalle nella testa generavano uragani nel petto, poteva essere la carbonara o poteva essere il bisogno di più di quindici secondi di tempo, poteva essere la voglia di restare attaccato a qualcosa, di non scorrere con uno scatto del pollice su uno schermo. Poteva essere il bisogno di autenticità nell’era della costruzione, poteva essere la voglia di gridare con la poca voce che aveva, poteva essere tutto, poteva essere tutto. In effetti, però, era più probabile che fosse la carbonara.

“E per restare in tema di #goodvibes, Butterflies and Hurricanes, dei Muse, qui su Radio Norma”. Non avevano capito niente della sua canzone preferita. Spense la radio e avviò una nuova partita.

Questo racconto è per Lorenzo, basato sulla sua canzone, Butterfiles and Hurricanes. Carlotta Di Cretico.

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